...E SE MANCASSERO LE RISORSE ?
Dalle banchine i pescatori lanciano il loro appello affinché il Governo stanzi i fondi necessari per garantire un fermo tecnico obbligatorio per tutti.
Si richiede costantemente di preservare e tutelare le risorse, e la strada del fermo pesca obbligatorio è la più corretta per sostenere il ripopolamento ittico e garantire il giusto riposo di tutto il “sistema mare”.
Non si può chiedere ai pescatori da un lato di fare uno sforzo guardando alla riconversione e applicando un regolamento comunitario spesso inadeguato per molte tipologie di pesca, e dall’altro lato non sostenere la categoria con un fermo biologico adeguato e finanziato.
Tanti i pescatori del Golfo di Gaeta che hanno suggerito un fermo che non sia di soli 30 giorni o poco più, anche perché le risorse, come abbiamo avuto modo di apprendere dalle relazioni dei più grandi ricercatori mondiali, sono ormai drasticamente diminuite, e molte specie sono prossime all’estinzione.
Senza un’adeguata programmazione socio-economica, dopo le spadare, le turbosoffianti, la piccola pesca costiera entro le tre miglia, questa potrebbe essere veramente l’ultima spiaggia.
Non possono essere 10 o 20 milioni di euro su scala nazionale a frenare il progetto di riconversione del comparto, e nemmeno è possibile immaginare di tornare al passato rendendo il fermo su scala volontaria per il Tirreno e obbligatorio solo per l’Adriatico.
Invito anche le Amministrazioni locali e provinciali a muoversi in questa direzione, sostenendo l’occupazione e la tutela del mare attraverso una programmazione che possa utilizzare le risorse messe in campo dai vari Ministeri quali Ambiente, Politiche Agricole, Lavoro, facendo in modo di attuare una politica di convergenza condivisa : tutela dell’ambiente e garanzia occupazionale.
Tante le Regioni che hanno chiesto un fermo che sia di 60 o addirittura 90 giorni, e questo proprio per coniugare il rimessaggio e l’adeguamento delle imbarcazioni da pesca e la formazione professionale alle esigenze di riposo biologico imposte dal “MARE”.
Erminio Di Nora
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